Chioggia e relazioni oltre oceano. Sta raccogliendo i frutti di ciò che ha seminato nel territorio
e fuori, seguendo le tracce dei suoi predecessori: l’azienda T&T PRODUCE della famiglia
Tiozzo Caenazzo Silvano, che contribuì al recupero di molte varietà locali, tra cui le cicorie
e le rucole, costituendo numerosi brevetti vegetali.
Il credere profondamente nelle proprie idee e valori e il lavoro quotidiano per realizzarli sono
stati premiati. Non sono mancati articoli pubblicati nella stampa locale e internazionale,
incontri, conferenze e persino uno showcooking alla veneta con i prodotti vegetali
d’eccellenza del territorio preparati in ricette tradizionali della cucina locale – regine le
cicorie. Se oggi non possiamo non pensare a una cucina italiana senza pomodoro, viene
naturale chiedersi: anche il radicchio potrebbe un giorno diventare un ingrediente
fondamentale – per qualità e sapore – di altre culture culinarie?
La storia insegna che il sapore e la salubrità dei cibi sono legate alle differenze delle
tradizioni alimentari delle varie aree del mondo. La tendenza alla globalizzazione rischia di
cancellarle, con la grave conseguenza della perdita sia della diversità culturale sia della
diversità biologica in agricoltura. In passato, l’introduzione di alcuni vegetali nelle culture
alimentari straniere incontrò delle difficoltà per arrivare lentamente a farne parte integrante.
Alcuni piatti regionali non sarebbero mai potuti esistere senza la scoperta di vari prodotti di
origine precolombiana. Quando nel XV secolo gli Europei colonizzarono il Nuovo Mondo
scoprirono specie vegetali allora sconosciute, ma che oggi fanno parte della nostra cucina
tradizionale: la patata, il pomodoro, il peperoncino e molte altre. Fu l’inizio di una prima
forma di globalizzazione alimentare e di una lenta ibridazione culinaria.
Le piante precolombiane furono integrate nella cultura straniera europea nella misura in cui
risultarono compatibili con i gusti occidentali e con le tecniche culinarie preesistenti. Nacque
così una prima forma d’ibridazione culinaria tra America ed Europa, ma, senza imitare
la cucina esotica, quella europea mantenne la sua grammatica di base, a dimostrazione che
alimenti sconosciuti possono entrare in culture straniere senza stravolgerle grazie
all’invenzione di una cucina appropriata, con nuovi odori, colori e sapori culinari.
Oggi, non è la ricerca dell’oro che spinge gli americani in questo viaggio, Chioggia e il
Veneto non sono il nuovo Eldorado. Ma ci sarà pure qualcosa di speciale e unico nel nostro
territorio che attrae una delegazione di docenti della Washington State University,
agricoltrici e giornaliste, tutte donne e appassionate di radicchi? Nei primi giorni di maggio
2022, Smarties.bio ha ospitato a Chioggia le docenti, giunte in Veneto per un tour
accademico “cu-culturale” presso alcune aree territoriali tipiche di questa regione e della
laguna veneziana, alla scoperta delle radici di ortaggi locali d’eccellenza (il radicchio di
Chioggia, i carciofi di Sant’Erasmo, il radicchio trevigiano, la verza Moretta, il broccolo
Fiolaro, la cipolla Musuna Chioggiotta).
Perché mai intraprendere un viaggio alla scoperta delle radici e delle tradizioni di questi
ortaggi veneti? Tra Portland e Seattle ha le sue radici il Culinary Breeding Network,
organizzazione fondata una decina di anni fa da Lane Selman, professoressa dell'Oregon
University, che ha fatto nascere una comunità di produttori di piante, coltivatori di
semi, contadini, acquirenti di prodotti agricoli, chef e divulgatori. Oggi questa comunità
si è ampliata ed è la promotrice di quella che è stata chiamata la “Rivoluzione del Radicchio”.
La connessione con il Veneto e quindi anche con Chioggia è stata spontanea, ed è nata
una collaborazione tra Lane Selman del Culinary Breeding Network, Smarties.bio e Myrtha
Zierock della Agricola Foradori. Grazie allo studio, alla coltivazione e alla cucina dei radicchi,
gli statunitensi possono essere educati al gusto dell'amaro.
Il network, la rete, la connessione sono parole tipiche dell’era della globalizzazione; qui
siamo di fronte a un esempio positivo. Per rendere possibile la costruzione di questa
comunità vengono organizzate esplorazioni culinarie, conversazioni, celebrazioni e
fiere, che vogliono ispirare una connessione e collaborazione in tutto il sistema
alimentare. La globalizzazione spesso porta con sé il difetto di uniformare le differenze,
le diversità, le tradizioni e le tipicità; eppure, anche in questa epoca storica, qualche
eccezione sembra possibile quando l’obiettivo è quello di creare iniziative per fare
emergere l’interscambio proficuo di culture, colture ed esperienze. Un lieto motivo per
cui vivere!
Smarties.bio abbraccia questa filosofia. “Chi vuole vivere bene e in modo significativo
deve contribuire ad arricchire la vita degli altri” è la frase che descrive la mission
dell’azienda veneta, in linea con il pensiero dei suoi predecessori, e orientata – oggi
come allora – verso il superamento di una forma radicale di protezionismo. La tutela di
marchi e consorzi che già di per sé è sinonimo di qualità e di trasparenza delle regole
può trasformarsi in una barriera. Smarties.bio crede nel lavoro continuo per sviluppare
una sempre più adeguata professionalità per valorizzare le selezioni locali e nell’attività
di promozione integrata.
Il 2022, si diceva, una bell’annata! La giovane azienda sta, infatti, raccogliendo i risultati
della sua professionalità sul campo. I primi sono arrivati nella primavera 2021 con il
riconoscimento ottenuto dal New York Times in un articolo sui radicchi e la rivincita del
gusto amaro; a settembre dello stesso anno Smarties.bio è emersa tra le sette startup
finaliste del Premio “Prepararsi al Futuro 2021”, promosso dal Festival Nazionale
dell'Economia Civile, a Firenze; il 25 aprile 2022, a Palazzo Ducale di Venezia, ritira il
Premio Festa di San Marco, IV edizione del premio dedicato alle “eccellenze veneziane e
metropolitane”; il 12 maggio inaugura l’orto urbano dell’Urban Center di Rovigo, frutto di
una collaborazione tra pubblica amministrazione e privato per un progetto innovativo che
collega la tradizione agricola alla comunità. L’orto è realizzato da Smarties.bio, NaturaSì,
comune di Rovigo e Urban Digital Center Innovation Lab. Il progetto dell’orto verticale
urbano rappresenta un’interessante soluzione per mangiare sano, locale e riscoprire i valori
della Terra.
Romina Tiozzo Caenazzo